Franco Faggiani in “Basta un filo di vento” ci racconta la storia della Conventina, un’azienda di più di 1000 ettari sulle colline dell’Oltrepò pavese.
Gregorio Baiocchi è il proprietario, Massino, il figlio del fattore, è il suo migliore amico, e poi c’è Cora, nata lì e tornata, dopo essere stata a lungo lontana.
Gregorio, ormai adulto, racconta della sua infanzia.
“L’affetto dei miei genitori e le loro attenzioni mi arrivavano soprattutto da interposte persone: tate rispettose, contadini ossequianti, cameriere gentili, maestri di scuole private assai ben pagati, dunque gentili anch’essi. Quelle poche volte che riuscivo a stare da solo con loro erano molto indulgenti, disponibili, ma assai scarni negli abbracci e nei rimproveri, nelle consolazioni e negli incitamenti.
Tutte cose che mi sono un po’ mancate. Forse fu per questi motivi che mi ero appiccicato a Massino, sempre di corsa, sempre in movimento a curiosare qua e là. A stargli dietro facevo sempre una gran fatica ma andare con lui mi guariva da tutti i malesseri, riempiva i vuoti.”
Gregorio è un uomo di successo, esperto di finanza ed avvocato. La sua vita è divisa tra Milano e la Conventina. A Milano frequentava spesso, per lavoro, serate con la Milano bene.
“In quegli incontri enogastronomici-finanziari ero capace di fingere persino una discreta partecipazione, riuscivo a mostrarmi brillante in giusta dose, senza mai eccedere.
Ci andavo perché li consideravo occasioni di incontro con possibili nuovi clienti. In quelle friabili serate non succedeva niente che avesse un valore, non si stampavano in testa visi da ricordare il giorno dopo o frasi da rievocare, né si intrecciavano legami amichevoli.”
Il cuore di Gregorio è rimasto alla Conventina.
“La nostra terra, la nostra casa, non erano solo luoghi, erano soprattutto relazioni, legami.”
“A me d’inverno le vigne, spoglie e sfinite, sembrano le costole dei poggi e dei declivi. Li ricamano con le loro trame, li descrivono, li umanizzano perfino, perché vuol dire che intorno a loro c’è sempre un uomo.
Che spesso le frequenta più per affetto che per necessità, per mantenere l’intimità con le colline.”
“Per la genti di qui la stalla o il vigneto non significano solo lavoro, sono un luogo, un rifugio sicuro, dove ritrovare il valore del loro impegno.”
“Chi vive e lavora alla Conventina finisce per diventarne parte.”
E poi c’è Cora, che appena aveva potuto se ne era scappata via.
“Via, alla larga da queste valli strette e umide,
dalle nuvole attaccaticce, pesanti, dalla muffa che i paesi si portavano addosso, dagli sguardi astiosi degli adulti, dai pregiudizi, dall’odore
dei vecchi, da un giorno dopo che non era mai futuro. Volevamo il mare, gli spazi aperti, e i profumi diversi, freschi, che non sapessero di verderame, di nafta dei trattori o di cantine stantie. Volevamo il sole, l’aria tersa e i colori smaltati.”
Ma che, dopo anni, era tornata.
Gregorio viene contattato per vendere la tenuta per una cifra impensabile. E deve prendere una decisione.
Ma la Conventina non è solo una azienda, è
una comunità che è cresciuta negli anni, ha messo radici profonde: sono l’incendio alla Torre Alta con tutti gli sforzi fatti per ripartire di nuovo, è la frana sulla collina con tutte le fatiche per ripristinare e mettere in sicurezza, è la vigna regalata come ringraziamento per l’aiuto ricevuto. E’ l’Adelchi con i suoi piccioni viaggiatori, la Battistina con la sua saggezza concreta, la Giulietta Bisio con i suoi registri contabili.
Gregorio deciderà di vendere?
Franco Faggiani ci racconta di una comunità che si prende cura dei legami, che fa in modo che le cose vadano bene, che cerca di trovare una soluzione per valorizzare i talenti di ognuno. E tutto questo senza grandi proclami o azioni ostentate, ma con piccole viste, attenzioni discrete, gesti gentili.
La Conventina diventa nutrimento per l' anima: dove la terra cura, le stagioni riparano e i legami rincuorano. Tanto che Emma sceglie di trascorrere lì i suoi ultimi anni. E la comunità l'accoglie, senza giudicare, con una umanità rara e gentile.
E allora la comunità si preoccupa del dopo, di chi resterà, di come si potrà andare avanti, perché tutta questa umanità non vada perduta e per continuare a sentirsi a casa.
“Avremo una bella estate. Senti che buon profumo ha già la terra.”
Immagini create con AI