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Abstract
Una riflessione sulla teoria dei complessi a tonalità affettiva di C.G. Jung e le ultime ricerche di neuroscienze basate sulle tecniche di neuroimaging con stimolazione audio-visiva del soggetto. In particolare la funzione del cervello limbico di prendere il comando in situazioni di stress e provocare una risposta automatica di tipo attacco, fuga o congelamento.
Jung parla di complessi a tonalità affettiva, riferendosi a quelle situazioni in cui c’è un eccesso di energia psichica, affettività esagerata rispetto al contesto, tendenza all’agito, autonomia dalle funzioni dell’Io [4]. Un complesso è “un insieme di rappresentazioni, pensieri, ricordi, in parte o del tutto inconsci, dotati di una forte carica affettiva” [1], che limita la libertà dell'Io. Una specie di buco nero che assorbe energie.
Neuroscienze
E’ interessante associare questi aspetti clinici della teoria dei complessi di Jung con i risultati delle ultime ricerche di neuroscienze, studi resi possibili dalle tecniche di neuroimaging in corso di stimolazione audio-visiva del soggetto, tecniche utilizzate a partire dagli inizi degli anni 90. In particolare mi riferisco agli studi di Van der Kolk [8], psichiatra attivo come clinico, ricercatore e docente nell’area dello stress post-traumatico dal 1970, fondatore del Trauma Center di Brookline (Massachusetts) e direttore del Complex Trauma Treatment Network.
Paola Palmiotto
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