mettersi in viaggio

Mettersi in viaggio

"... l'inquietudine non ti è concessa perché è uno stato che produce domande e le domande richiedono risposte e, per avere risposte, bisogna mettersi in viaggio... e, alla fine del viaggio, magari puoi scoprire che non sono le cose a darti pace, ma la profondità dei sentimenti.

 

... Tutti i miei libri esplorano i territori dell'inquietudine e dello smarrimento perché, solo nel momento in cui si sa di non avere una strada, si comincia davvero a cercarne una.

 

... Sono nata in uno dei giorni con meno luce dell'anno, nel cuore più profondo della notte. ... avevo orecchie sempre tese, sempre in ascolto, capaci di percepire anche il più piccolo scricchiolio del mondo.”

(da Ogni angelo è tremendo di S. Tamaro)

 

“… Hai avuto paura?

Hamid ha smesso per un secondo di impilare le scatole di riso e legumi. S’è fermato, immobile. Non ho mai paura, Eniat, ha detto. E ho sempre paura. Non so più distinguere una cosa dall’altra.”

(da Nel mare ci sono i coccodrilli di F. Geda)

 

“Con Gianna eravamo felici ... Gianna ci faceva sentire amati.

Poi, un giorno, nell'autunno della mia terza elementare, il campanello rimase muto.

"Gianna non arriva" dissi timidamente. E lei, senza interrompere la sua attività, rispose: "Gianna non verrà mai più".

Risale a quell'epoca l'affacciarsi, nei miei pensieri, di una nuova categoria mentale, quella del vuoto. Prima una cosa c'era, poi non c'era più. Non era ben chiaro per quale ragione ciò avvenisse, ma era altrettanto chiaro che era un insidia di cui bisognava assolutamente tenere conto. Il pavimento su cui camminavamo era apparentemente solido. In realtà, sotto i nostri piedi, in alcuni punti c'erano i mattoni e in altri solamente della paglia, ma non erano distinguibili a vista, bisognava metterci il piede sopra per saggiare la reale consistenza.

 

... La nuova maestra aveva una difficile situazione familiare e dunque il suo comportamento era diverso da quello della maestra precedente. Urlava, si spazientiva per poco. Sotto le sue urla mi trasformavo in un paguro bernardo. Entravo nella conchiglia e chiudevo le paratie stagne. Non sentire, non sapere, non vedere. Ogni tanto percepivo una sorta di eco lontano - spiegazioni, grida, risate dell'intervallo - tutte cose che non mi riguardavano più.

 

In quelle asperità, nel biancore aguzzo del calcare mi riconoscevo molto di più ... C'erano voragini nel Carso, cose nascoste, fatica, stentatezza: tutto lì cresceva "nonostante". Nonostante il vento, nonostante lo strato minimo di terra, nonostante l'assenza di acqua. La vita sul Carso era una vita "contro". ... Una vita che, per esistere, è costretta ad affermare la sua caparbietà. Come potevo non identificarmi con quella condizione?

 

... Tutti i miei libri sono un viaggio profondo nel cuore dell'uomo - il continente più complesso, ignoto e affascinante che ci è dato esplorare."

(da Ogni angelo è tremendo di S. Tamaro)