Una rivoluzione sentimentale

di Viola Ardone

Si può raccontare una rivoluzione sentimentale?

 

Viola Ardone ci accompagna nella vita di Zelda, una ricercatrice di filologia che dalle certezze dell’università accetta un incarico come insegnante di lettere in un liceo in provincia.

E’ cresciuta in un palazzo signorile sul lungomare di Napoli, davanti sole e terrazza vista mare, dietro i bassi: odore di aglio e un mormorio ostinato.

 

 “Non tutti possono avere un padre e una madre a disposizione. Nel mio album lei non c'è mai stata. Era sempre da qualche altra parte a fare qualche altra cosa. Sono stata orfana di madre vivente.”

 

La madre ora si è persa nei rivoli dell’Alzheimer e Zelda la va a trovare, finalmente può raccontarle quello che non aveva mai osato prima.

 

Si è trasferita in un appartamento nei bassi: “una casetta bianca con i libri abbarbicati alle pareti, nel vicolo della signora Zambrano.”

 

“L'ultimo giorno dell'anno Zelda era assediata, ogni volta, dalla stessa domanda che le si conficcava al centro della testa, chissà da dove arrivava. Quanto sono stata capace di cambiare? Quante cose ho cambiato? E il saldo questa fine d'anno, le sembrava più che mai negativo. Come se passando il tempo la sua pianta si inaridisse sempre più. Più sicurezza di sé, meno capacità di amare, più stabilità interiore, meno sogni e desideri; più tranquillità, meno felicità. Le si stava desertificando il cuore e presto anche il suo corpo sarebbe stato invaso da quella stessa siccità, da quell'immobilismo che la rattrappiva.”

Saranno i ragazzi del Liceo di Scogliano a portare nuova vita al cuore inaridito di Zelda.

 

“Saggio breve di Smarrazzo Santa

... Perché come al solito sto andando fuori tema, ma lo sapete che io sono così, che parto a parlare e poi mi perdo a dire mille cose ... ... E mo con questo vi ho fatto ridere, prussure', vi ho visto, non potete negare, state facendo quella faccia che fate voi con la bocca seria e quasi quasi anche un poco arrabbiata e gli occhi che se la ridono nascostamente, ma a chi volete imbrogliare, di certo non a me, che un poco vi conosco, che da quando state voi qua io l'italiano è diventata la mia materia preferita e quando parlate voi vi stanno tutti zitti e muccia …”

 

“Saggio breve di Capozzi Alfonso

Voi non siete di qua, prussure', a volte pare che non siete neppure di questo pianeta. Quando parlate dentro a quest'aula ci riempite la stanza di persone, di nomi, di parole. E noi tutte queste parole non le avevamo mai sentite. … Ma se le parole stanno da sole, senza i fatti, si fanno trasparenti, si vede che non ci sta niente dietro, sono di vetro, si scassano quando cadono per terra.”

 

Queste storie sgangherate, così diverse dalle pareti bianche piene di libri del suo appartamento nel vicolo della signora Zambrano, così piene di umanità sfilacciata, faranno breccia nella corazza di Zelda: “Aveva voglia di consegnarsi a qualcuno, di corrergli incontro con tutte le sue quattro cose in mano e dirgli prendimi. Aveva anche paura naturalmente. Ma era incappata in uno di quei momenti in cui il bisogno del cambiamento tira più forte del paracadute della paura.”

 

Così Zelda inizia un lento processo di disgelo.

 

I suoi ragazzi del Liceo hanno appena iniziato a capire che non vogliono più la discarica che intossica il loro paese. La protesta contro la discarica costituirà così l’innesco per la rivoluzione sentimentale di Zelda.

Paola Palmiotto